Duomo di San Michele

Duomo di San Michele: La storia
La storia del Duomo di San Michele è la storia di Candiana, giacché le prime informazioni archivistiche sul comune, coincidono con l'atto di fondazione del monastero cluniacense nel 1097. Il monastero diventa abbazia e passa ai Canonici Regolari di San Salvatore nel 1462; la fabbrica attuale è quella costruita fra il 1491 e il 1502 ed è attribuita a Lorenzo da Bologna. Il monastero viene, infine, soppresso nel 1783. Il Duomo è anche conosciuto con l'appellativo di "Cattedrale di campagna" attribuitogli dall'allora cardinale Agostini, vescovo di Padova.
 
Descrizione
 
 
 
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                  La facciata del Duomo
 
Facciata
La facciata è una chiara citazione palladiana. In particolare, essa si presenta molto simile alla Chiesa delle Zitelle, con particolare riferimento all'espediente del Palladio di usare una grande finestra termale, presso il secondo ordine, incorniciata da lacunari, e per la particolarità di chiudere l'ingresso con timpano classico triangolare, fra due finestroni ad arco scemo. Inoltre, il grande frontone e la cornice che corre lungo le sime, sono esattamente quelle utilizzate nel caso della Chiesa del Redentore. Altra caratteristica del Palladio è il ricorso delle statue acroteriali, sopra il timpano.
La facciata pentapartita è percorsa da due ordini di lesene; il primo dorico ed il secondo corinzio.
Notevole è la grande termale, che occupa tre sezioni del second'ordine della facciata. Ai lati sono delle nicchie che ospitano delle statue di grande pregio.
Campanile
Si tratta di una struttura molto elaborata ed originale. La prima parte del corpo, è simile ai classici campanili veneziani in laterizio, decorati con gli archetti ciechi che scanalano il corpo in tutta la lunghezza. Invece della solita cuspide, abbiamo una prima sezione dedicata alle celle campanarie, sormontata da una trabeazione decorata con dei triglifi. Sopra è un tamburo ottagonale, decorato con cassettoni e paraste che sorreggono una calotta a bulbo, molto diffusa nell'Europa Nord-orientale, ma assai rara nel Mediterraneo.
   
 
 
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                           L’interno
 
Interno
La chiesa è a navata unica con sei altari laterali. L'interno impressiona per l'impatto scenografico dei decori: gli affreschi sono opera di Girolamo Mengozzi Colonna e di Giovanni Maria Morlaiter, mentre le sculture sono di Giovanni Bonazza. La navata centrale è divisa da una balaustra, che separa una prima sezione decorata a stucchi, dalla seconda completamente affrescata: anche il soffitto ligneo è interamente dipinto, così come gli archi trionfali che separano la navata dalla crociera. La prima sezione è decorata con lesene corinzie e si caratterizza per l'alternanza delle cappelle con le nicchie che alloggiano la statuaria del Bonazza. Sopra la balaustra, i decori sono dei virtuosistici tromp l'oeil: vengono raffigurate altre nicchie, delle lesene marmoree policrome e degli archi che conducono verso delle immaginarie navate minori, facendo correre l'occhio del visitatore. Il presbiterio è esagonale, in posizione rialzata ed è delimitato da belle transenne.
 
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L’altare Maggiore
 
 
 
 
 
 
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Altare maggiore
Notevole è l'altare maggiore, sormontato da un elaborato baldacchino ligneo policromo di grandissimo pregio (1622). Le colonne rudentate corinzie, poste su grossi basamenti decorati, sorreggono un architrave completamente istoriato e decorato con ghirlande in altorilievo. Virtuosistico è il timpano che corona la struttura: è formato da un timpano circolare spezzato, che ingloba un timpano triangolare. All'interno di quest'ultimo è uno stemma gentilizio coronato da una mitria; mentre il vertice del frontone è decorato con una statua policroma del Redentore benedicente.
Meravigliosa opera di oreficeria è il tabernacolo a forma di tempio: entro una serliana, v’è una scena dell'ultima cena. Sopra è un tamburo esagonale, i cui lati sono decorati con miniature di nicchie e statue. Tutta l'opera è incredibilmente ricca di decori e fregi.
Alle spalle dell'altare è l'abside rettangolare. I lati sono aperti da finestre termali, mentre la parete di fondo è decorata con una tribuna rococò, dello stesso stile del baldacchino dell'altare maggiore. Al centro un'icona raffigura l'Assunta.
 
 
 
L'organo e l'antico coro
Nell'abside è situato il suggestivo coro vecchio, anticamente utilizzato dai monaci per la preghiera e i canti. Alle pareti sono allineati 62 stalli lignei stupendamente lavorati, databili alla fine del XV secolo. Al centro del coro si trova l'organo. La sua attuale collocazione è datata 1930 per mano di Giovanni Pugina, organaro veneto, il quale smontò l'organo dall'artistica cassa armonica lignea, posta sopra la sacrestia e lo ricompose in una nuova cassa, creata appositamente dal falegname candianese Guido Scalabrin. Le origini dell'antico organo risalgono, però, al 1617, per opera del bresciano Costanzo Antegnati, importante organaro, organista e compositore: alla fine dell'Ottocento fu ulteriormente modificato e arricchito con nuovi registri e canne dal padovano Domenico Malvestio.
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